La tonalità costituisce l’insieme dei principi armonici e melodici che regolano i relativi legami tra accordi e/o note in un brano musicale.

Pensate ad un sistema solare in cui il sole è la tonica, i pianeti sono i gradi e le lune sono le tensioni che ogni accordo può generare.

Le note della scala, e gli accordi costruiti su di esse, obbediscono a delle leggi che li pongono necessariamente in relazione rispetto alla tonica (tonica è la nota che dà il nome alla tonalità).

Generalmente per stabilire la tonalità di un brano si possono seguire tre semplici indicazioni:

  • il numero di alterazioni subito dopo la chiave musicale (si veda la tabella più avanti).
  • La prima e l’ultima nota o il primo e l’ultimo accordo del brano in questione, che sono rispettivamente – nella maggioranza dei casi – la tonica o l’accordo di tonica in stato fondamentale. Forniscono dunque un’ulteriore conferma data dall’analisi delle alterazioni d’impianto.
  • Si può infine tener conto della risoluzione della sensibile, ossia della settima nota della scala in uso, che secondo le convenzioni dell’armonia tonale deve risolvere la propria tensione sulla tonica, la prima nota della scala. La sensibile dista mezzo tono dalla tonica nel caso di modo maggiore, un tono nel caso di modo minore.

La tonalità è scelta liberamente dal compositore del brano, spesso tenendo conto della difficoltà esecutiva o delle caratteristiche peculiari dello strumento e dell’organico di destinazione; si distingue in modo maggiore e modo minore, considerati reciprocamente “relativi”.

La tonalità prende il nome dal grado della scala che assume la massima importanza (centro tonale) nell’ambito della composizione.

Modo maggiore e modo minore possono essere applicati a partire da ognuna delle note della scala, generando così 24 tonalità.

All’interno del brano la tonalità può cambiare e questo processo prende il nome di modulazione. I cambi tonali sono normalmente temporanei: così, nella composizione tonale, il trattamento da parte dell’autore dell’allontanamento del brano dal centro tonale e il suo ritorno ad esso costituisce gran parte del carattere del brano.

Il periodo che viene definito tonale è normalmente compreso tra la seconda metà del XV secolo e il XIX secolo. In precedenza la musica era definita modale ed era basata sugli otto modi di origine benedettina, suddivisi in quattro modi autentici (Dorico, Frigio, Lidio, Misolidio) e quattro modi plagali (Ipodorico, Ipoionico, Ipofrigio, Ipomisolidio). Nel corso dei secoli i compositori hanno concentrato la propria attenzione armonica sui gradi “più forti” in senso tonale. Questa attenzione ha sviluppato nel corso dei secoli un notevole allargamento delle possibilità armoniche di questi gradi. Nel corso del XIX secolo l’allargamento della tonalità raggiunge il suo massimo livello: i compositori, dopo aver esplorato tutti gli ambiti delle tonalità, iniziano a cercare nuove forme di espressione, introducendo il concetto di atonalità, ovvero di assenza della tonalità. Nel XX si assiste pertanto a nuove espressioni prodotte da avanguardie come la Scuola di Darmstadt, e tecniche come la serialità, la dodecafonia, il pancromatismo, il minimalismo, la musica elettronica nelle sue varie forme.

ilGallo

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