Il pentagramma o rigo musicale è composto da cinque linee parallele e quattro spazi.
Le linee e gli spazi si contano dal basso all’alto.
Il suo nome deriva dal greco penta, cinque, e gramma, linea.
Vi si scrivono le note.

La sua evoluzione parte dal IX secolo d.C. con il passaggio dalla notazione adiastematica (senza rapporto esatto di intervalli) a un primo esempio di notazione diastematica (dove le altezze sono determinate) con la breve parentesi della notazione daseiana e, in seguito, l’introduzione di una linea tirata a secco – cioè incisa a pressione sulla pergamena – e poi disegnata.

In seguito le linee divennero due, contraddistinte dalle lettere C (DO) e F (FA), colorate in rosso e giallo, per poi passare alle quattro del tetragramma (quattro linee e tre spazi) introdotto poco dopo l’anno Mille dal teorico Guido Monaco.
Il pentagramma si diffuse nella notazione della musica polifonica a partire dal XIII secolo, nella Francia settentrionale.

Il pentagramma può essere:

  • semplice: per la voce umana e per tutti gli strumenti musicali di limitata estensione fonica, come gli archi e i fiati ecc., la cui gamma (o estensione) abbraccia o il registro acuto, o centrale, o basso;
  • doppio: formato da due pentagrammi semplici, uniti da una graffa, usato da altri strumenti come il pianoforte, l’arpa, l’harmonium, la fisarmonica e la celesta, la cui gamma abbraccia tutti i suoni degli strumenti citati in precedenza; i due pentagrammi, inoltre, permettono di distinguere i suoni da prodursi con la mano destra (rigo superiore) da quelli da prodursi con la mano sinistra (rigo inferiore), ciò tuttavia con frequentissime eccezioni soprattutto nella musica pianistica;
  • triplo: usato prevalentemente per la notazione delle musiche d’organo; due pentagrammi per la/le tastiera/e e un pentagramma per le note affidate alla pedaliera;
  • multiplo: serve per le partiture dei complessi strumentali, vocali strumentali e dell’orchestra.

Nella prima misura di ogni pentagramma viene specificata la chiave, seguita dall’armatura di chiave. L’indicazione del metro avviene soltanto ad inizio brano (salvo cambiamenti).

Quando le note superano, al grave o all’acuto, i limiti del pentagramma, si aggiungono, sia al di sopra che al di sotto, dei frammenti di linee, chiamati tagli addizionali.

Tagli addizionali al di sopra del pentagramma.

Questi derivano dalla soppressione dei righi. I tagli addizionali possono essere “in testa” (cioè come se si volesse tagliare, in orizzontale, la nota), o “in gola” (posto sopra la nota se si tratta della parte sottostante del pentagramma, o sotto la nota se essa è ubicata sopra il rigo musicale).
Quando la rappresentazione di una nota sul pentagramma richiede troppi tagli addizionali (tali da confondere il musicista), è prassi comune effettuare un cambio di chiave oppure utilizzare la dicitura 8va.

ilGallo

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